Era da un pò di tempo che ci frullava per la testa la voglia di aprire un “blog”, un luogo, dove i nostri pensieri e le nostre esperienze potessero ritrovarsi ed essere condivise. La nostra famiglia vive da ormai tre generazioni a Santa Caterina Valfurva, e da più di 50 anni ci occupiano dei nostri “amici” che anno dopo anno tornano ad affidarci il loro bene più prezioso...il loro tempo. Riflettendo su quale fosse il motivo che spingeva molti dei nostri clienti a scegliere di passare le loro vacanze a Santa Caterina anno dopo anno, abbiamo deciso di scoprire nel profondo cosa ci spinge ad amare i luoghi della nostra memoria. Con l’aiuto di chi conosce a fondo l’universo delle nostre emozioni vogliamo cercare di portarvi in un viaggio conoscitivo del nostro e del vostro amore per le nostre montagne.
Alberto
Si è soliti pensare alla psicologia e allo psicologo come disciplina ed entità professionale “chiuse” all’interno di quella che è la “stanza per la terapia”: lettino freudiano, libreria, scrivania, luce soffusa, magari anche un bel tappeto persiano e …. silenzio.
Beh, di tutto questo noi teniamo il silenzio, elemento imprescindibile per e nella cura. Silenzio come “luogo” in cui le menti si incontrano, si rispettano e paradossalmente si ascoltano: si contattano.
Proviamo a pensare di mettere da parte, per un attimo, gli altri oggetti presenti nella stanza di analisi e immaginiamo di abbattere i muri per sconfinare in un’altra geografia: la geografia emozionale.
Per questo tipo di geografia non esistono confini interni ed esterni, essa spazia, e a volte può succedere che decida di voler ritrovare la sua biografia tra i paesaggi della montagna.
Montagna come luogo che cura e di cui dobbiamo avere cura.
Questo blog nasce con l’intento di consentire ai lettori la creazione di quel “contatto” di cui si parlava ad inizio articolo, “con-tatto” del nostro Sé personale, emotivo, collettivo, con l’ambiente montano.
Sarà una lettura a step, una sorta di crono-storia a partire dall’origine del significato e del senso del paesaggio nella e per la nostra psiche, per confrontarci con il potere che la montagna può avere a livello dei nostri sensi, percezioni, emozioni, per poi arrivare ad affrontare il riverbero, che i ricordi in questo habitat, può risvegliare in noi, fino a comprendere come ogni elemento della montagna possa appartenere a luoghi inconsci interni, del nostro passato che risuonano nell’arpa del presente e che ci portano a volerci sintonizzare su quelle frequenze emotive: la voce del vento, il silenzio della neve, il fruscio dei piedi sull’erba, il profumo del legno dei boschi (…), non sono esperienze nuove, sono esperienze ritrovate e la sensazionalità di ciò che evocano in noi è già stata esperita in forme primitive, nel contatto con i nostri luoghi affettivi interni, i luoghi della cura materna o paterna, che hanno gettato l’impronta per tutte le geografie esperienziali successive.
Buon viaggio!
Elettra
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